Come detto, il periodo delle Stele è caratterizzato da un sempre più evidente affiancamento dall’icona "stele", e questo consente all’artista di concentrarsi sulla natura profonda delle sue superfici "costruite con calce e cazzuola, che è quella semplicemente, roccia e si sovrappone ad esso, come dimostrano alcuni lavori in cui i due elementi sono chiaramente indicati (ad es. Muro con stele verticale, Stele murata) nello stesso titolo.
Il fatto è che i Muri non sono un diverso ambito di lavoro rispetto alle Stele, bensì un’evoluzione interna di esse, una sorta di precisazione e di avvicinamento del tempo, che è il tema intorno al quale l’artista continua a meditare. Nei Muri, rispetto alle Stele, esiste una percezione più "vicina" del tempo, che perde ogni connotazione magica per acquisire il senso e lo spessore della vita vissuta. Netto associa il tempo al dramma del vivere che le sue superfici tormentate, aride, "crettate" testimoniano attraverso "frammenti di segni geometrici, inclusioni, elementi figurali, tracce di presunta casualità provocate dal gesto libero" così da presentare i temi dell’esistenza con una logica "simile a quella di un rito o a quella di un gioco" (Riu 2007, cit.).
(LE OPERE DEL PERIODO)