E’ l’utilizzo del cartone ondulato, per intenderci quello di cui sono fatte le scatole da imballaggio, l’evento caratteristico dell’ultima stagione creativa di Paolo Netto, ancora in corso, che conduce alla produzione di opere raffinate e suggestive alle quali l’autore ha imposto il titolo, semplicemente di Cartoni. In verità il cartone come medium artistico non è una novità: la novità è piuttosto nella sistematicità con cui esso è impiegato e che finisce per diventare un elemento identificativo di Netto, un pò come i sacchi di iuta di Burri, gli impasti di Fautrier o il caolino di Manzoni. 

In Netto il cartone è assunto nella sua identità di materiale "povero", quotidiano, perfino dozzinale, e questo sottrae alle opere qualunque intenzionalità accademica e di eccellenza per consegnarle all’ambito che spetta loro, la vita degli uomini; tanto più che si tratta sempre di cartoni usati, che vengono salvati dalla distruzione alla quale sono destinati come tutti i materiali "che non servono più" ed entrano a far parte di un nuovo e diverso contesto, quello artistico, conservando la memoria ed i segni delle proprie vicissitudini.

(LE OPERE DEL PERIODO